giovedì 28 ottobre 2010
La girella
La girella è parte integrante della nostra attrezzatura da pesca ma spesso viene sottovalutata la sua importanza e ignorata la manutenzione che merita. Iniziamo con il dire che la girella viene usata per scaricare le torsiani del filo che in assenza della stessa ne provocherebbero la snervatura. Per fare un esempio pensiamo ad una canna da surf con mulo da 10000 e piombo da oltre 100 gr. In questa configurazione il lancio ci permette di pescare ad oltre 100 mt dalla riva, quindi ci sono oltre 100 mt (meglio dire 110) di filo fuori dal mulo. Ma il filo è di nylon, ha un minimo di memoria (infatti forma le spire) e nel recupero crea delle torsioni, ovvero il filo gira su se stesso. Se non avessimo una girella prima del piombo le torsioni danneggerebbero il filo e il piombo a fine recupero inizierebbe a girare su se stesso. Idem dicesi per i braccioli. Anche se è possibile pescare con il bracciolo legato al trave questo è sconsigliato per evitare che il filo risulti "attorcigliato". Le torsioni dovute a marea, esca e recupero infatti lo fanno girare dando al sottile filo un effetto brillatura. Qaundo siamo in pesca occorre quindo verificare che le girelle girino correttamente e che non vi siano impedimenti alla loro azione. Una volta a casa vanno lavate con acqua dolce e eliminati residui di alghe o esche. Al minimo cenno di resitenza al rotolamento occorre sostituire la girella onde evitare il blocco in pesca. Ovviamente se la girella risulta ossidata o peggio mostra segni di ruggine o danni va cambiata in quanto potrebbe cedere sotto il peso della trazione con danni gravi per le cose e le prsone.
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Etichette: attrezzatura da pesca, girella, terminali
lunedì 25 ottobre 2010
Terminali: Lo short

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Etichette: pesce serra, short, tecnica, terminali
giovedì 21 ottobre 2010
Ricette: Orata al cartoccio

sabato 16 ottobre 2010
Il rapporto di recupero dei mulinelli
Dopo avere esaminato tecniche e prede è ora di approfondire la parte tecnica della nostra attrezzatura per capire come funziona e potere quindi scegliere i pezzi da acquistare con maggiore consapevolezza. Iniziamo con analizzare il rapporto di recupero del mulinello, una delle caratteristiche troppo spesso trascurata ma decisiva sia nel combattimento che nel recupero di servizio. Tutti noi sappiamo che quando giriamo la manovella il rullino guidafilo che avvolge il filo lungo la bobbina non fa un solo giro (rapporto 1:1) ma ne compie di più. Ciò per rendere più veloce il recupero, ma sino a che punto possiamo spingerci? se rendiamo il rapporto troppo lungo corriamo il rischio di avere problemi nel recupero con la preda in canna o con zavorre (fisse o avventizie). In genere i mulinelli hanno rapporto di recupero di 5 a 1 (fatti salvi i decimali). Questo standard preferisce la velocità alla potenza, è ottimo con piccole zavorre e lunghe distanza ma penalizza con prede forzute, piombi consistenti, fondo aperto. In questi casi si preferisce un rapporto di 4 a 1, ovvero con un giro di manovella abbiamo 4 giri di filo sulla bobbina. Siamo quindi più lenti nel recupero ma abbiamo più "potenza", cosa che il sottoscritto preferisce nell'approccio alla pesca invernale dalla spiaggia. Questo discorso fatto per la pesca a surf è estensibile a tutte le discipline. In definitiva scegliere il mulinello in base anche al rapporto di recupero permette di avere sempre l'attrezzo giusto, avendo modo di scegliere la potenza giusta in base a spiaggie e zavorre. Una solo curiosità, in passato sono stati progettati e venduti mulinelli con rapporto di recupero variabile (tipo le marce) ma hanno avuto poca fortuna in quanto l'aumentato numero di ingranaggi (un vero e proprio cambio) aumentava costi e pesi, oltre alla rumorosità.
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Etichette: attrezzatura da pesca, mulinello
giovedì 14 ottobre 2010
Esche: le cozze
Nel loro ambiente le cozze sono degli importanti organismi marini capaci di filtrare l'acqua del mare e da essa trarre nutrimento. Tra i principali antagonosti delle cozze in mare abbiamo le orate, pesci aiutati da un imponente apparato boccale capace di schiacciare la cozza e di mangiarne solo la parte edule schiacciando e sputando ripetutamente il tutto. Gli altri pesci non disdegnano la cozza, anzi la mangiano volentieri a patto di trovarle già rotte, aperte o più o meno lesionate. In virtù di queste considerazioni possiamo utilizzare la cozza come esca quando andiamo a pesca in mare, facendo le dovute distinzioni a seconda se peschiamo a fondo o a bolentino. A fondo abbiamo bisogno di una cozza soda, che tenga bene a lancio e che rimanga al suo posto. Prendiamo quindi tre cozze di medie dimensioni, apriamole aiutandoci con un coltellino e teniamole al sole per circa 10 minuti. Cosi facendo otterremo un indurimento delle carni. Dopo averle tenute al sole togliamole dalle valve e passiamole tutte con l'amo come se volessimo cucirle. Infine prendiamo un ago da innesco, poniamolo a supporto del salsicciotto che abbiamo creato e passiamo il tutto con del filo elastico per avere maggiore solidità. Lanciate senza forzare. A bolentino prendiamo sempre tre cozze di cui due sono da separare subito dalle valve. Passiamole una volta delicatamente con l'amo poi prendiamo quella intera e apriamola senza romperla. Passiamo l'amo nel frutto della cozza interafacendo in modo da avere una cozza formata da due valve e tre frutti passati con l'amo. Avviciniamo le valve lasciano un'apertura di 2 mm e diamo pochi giri di filo elastico. Caliamo sul fondo senza tenere troppo in tensione e attendiamo la toccata, a quel punto non ferriamo subito ma diamo all'orata il tempo di rompere il guscio. Ricordate che analogamente a quanto riportato per i cannolicchi anche le cozze si possono conservare in soluzione satura.
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lunedì 11 ottobre 2010
Insaporire i bigattini

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lunedì 4 ottobre 2010
Terminale per pescare il pesce serra

Pubblicato da Segreti della Pesca alle 21:11 2 commenti
Etichette: pesce serra, prede, tecnica, terminali
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