lunedì 24 settembre 2012

Utilizzo dei pellets a pesca

Noi tutti sappiamo che non tutto il pesce che ci viene presentato al banco del pescivendolo è pescato in mare aperto ma molto di questo deriva da allevamenti di pesce. L'itticoltura non è una invenzione dei nostri tempi ma risale ad almeno 2000 anni fa poichè già i romani avevano vasche di allevamento per le spigole e le murene. Attutalmente il mondo industriale ha dato un grande supporto all'itticoltura studiando mangimi specifici per i pesci allevati (specialmente spigole ed orate). Ovviamente questi mangimi sono molto appetiti dai pesci e qualcuno ha iniziato ad usarli come pastura per attirare i pesci a tiro di amo durante le battute di pesca. Poichè i mangimi sono confezionati in pellets si è chiamato impropriamente pellets il mangime usato come pastura. Questo si presenta molto consistente, generalmente di colore scuro ed estruso in varie dimensioni. Quella maggiore (circa 1 cm2) va usato solo a bolentino su medie profondità in quanto la dimensione grande favorisce la discesa del pellet in verticale. Le misure medie sono per il bolentino a piccole profondità mentre le piccole sono ideali per la bolognese e la pesca a ledgering. In entrambi i casi il pellets va miscelato in piccole quantità (50 gr per kg di bigattini) alle larve e lasciato li per almeno 12 ore. Successivamente a bolognese e inglese va fatta una fiondata abbondante ad inizio pescata e poi vanno lanciati i bigattini miscelati ai pellets. A ledgering invece conviene mettere alcuni pellets nel pasturatore e poi ricaricare solo con i bigattini. Ricordate che il pellet non deve saziare il pesce ma attirarlo e mandarlo in fernesia nei confronti del bigattino (che poi sarà presente anche sui nostri ami). Ricordate che a ledgrening sfrutteremo il richiamo olfattivo del pellet che si scioglie (dura anche diverse ora) poichè è impossibile fiondare sulla zona di pesca. I negozi specializzati propongono miriadi di prodotti ma ricordate che i più efficaci sono quelli che utilizzano gli allevamenti.

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