mercoledì 30 maggio 2012

Conservare l'esca rossa


Siete andati a pesca e vi sono avanzati dei capi di esca rossa??
Se vi sono avanzati dei capi di esca rossa e, visto il prezzo che la paghiamo, non vi va di buttarla via abbiamo il segreto della pesca che vi può aiutare. Mettete il coperchio sulla confezione di polistirolo che vi ha dato il negoziante e riporate il tutto a casa. Intanto procuratevi una bottiglia di plastica (cosi aiutiamo anche il riciclaggio), riempitela di acqua di mare e portatela casa. Una volta li eliminate dalla vaschetta la sola acqua e rimpiazzatela con un solo dito di acqua di mare presa dalla bottiglia. Riponete la vaschetta in una zona fresca, tipo una cantina, e cambiate l'acqua ogni due giorni. Io cosi l'ho conservata anche per 2 settimane e rimane viva e vegeta. Provate e risparmierete tanti soldi.

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sabato 26 maggio 2012

Pescare a maggio

Oggi primo maggio non potevamo che iniziare il mese con un articoletto sulla pesca a maggio. Iniziamo con il dire che sono diversi mesi che le temperature delle acque di superficie aumentano ma da maggio questi innalzamenti si fanno più marcati. Se per noi può significare solo bagni a mare più piacevoli per i pesci è un chiaro invito ad avvicinarsi alle coste dove il "clima" è di certo più mite ed iniziano ad essere popolate da piccoli animali, vermi et similia che rappresentano il cibo d'elezione per i grufolatori. Ovviamente per le esche è arrivato il momento di iniziare a puntare tutto o quasi sull'esca rossa per insidiare le mormore e le orate in primis, ma con il picco di marea o un minimo di schiuma anche le spigole di passaggio (a luglio io ne ho prese anche di belle. Proprio di ieri è la foto di quest'articolo. Una bella ortatella che ha abboccato su long arm di 1 mt, amo 10 e filo del 20. Inutile dire che è sata subito liberata con l'invito id chiamare la mamma ed il papà che però si sono fatti attendere. Insomma non è ancora iniziata la stagione della pesca estiva ma iniziano ad uscire le prime prede stagionali.

Buona spiaggia a tutti voi.

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sabato 19 maggio 2012

Shimano Biomaster 1000 FB - prime impressioni

Sono tre giorni ormai che ho tra le mani lo Shimano Biomaster 1000 FB per provarne la qualità e la sua utilità a pesca e posso dire da subito e a cuor leggero che la cosa che mi viene in mente più spesso è: Quanta qualità in mulinello quasi invisibile. Il mulo in questione è la più piccola creatura della serie shimano, pensato e costruito per la pesca a bolognese, ovvero canne leggerissime per non stancarsi e quindi mulinello piccolo e leggero ma ... pronto a combattere le prede più ostinate. Il tutto si presenta molto ma molto curato, a partire dalla confezione di colore verde Jaguar, molto signorile e quasi regale. Il colore è il solito grigio ma con inserti rame e bronzo che lo rendono davvero imponente. La bobina è in alluminio ed è rifinita in maniera maniacale, tornita in modo da agevolare l'imbobinamento del filo e alleggerita nella parte bassa ove occorre solo evitare che il filo vada sull'alberino ma non occore avere grosse resistenze mecaniche. Il movimento dell'archetto è deciso e veloce, netto e senza scatti, il rullino guidafilo gira fluido, la frizione anteriore come sempre dolce ma necessita di essere regolata con cura visti i diametri ridotti della pesca a bolognese. E ora veniamo alla cosa che più mi ha impressionato: la manopola. La parte a contatto con la mano è morbida e anatomica, la parte rigida in metallo forgiato e trasmette una grande resistenza, le serigrafie e la bronzatura contribuiscono all'idea di qualità e sobrietà, tipica di un prodotto che non ha bisogno di colori sgargianti o effetti speciali per farsi notare. Il meccanismo per ripiegare la manopola per riporre il Biomaster 1000 è la cosa che mi è piaciuta di più (quindi l'ho lasciato alla fine) e permette di riporre il mulo senza premere pulsanti, girare leve o agire direttamente sulla guancetta di destra. Occorre solo fare due giri di manopola in senso inverso e per magia si liberano due millimetri di spazio che pemettono alla leva di ripiegarsi grazie ad uno snodo in metallo (brunito e dalle dimensioni generose). La messa in posizione della leva è ugualmente agevole e per fare l'avvocato del diavolo ho provato a fare molti giri di leva per veere se la leva si svitava ed usciva dal suo alloggiamento ... ma nulla, il tutto è ben fatto. La leva nella sua imponenza non lascia il suo posto e occorre ricordare che innesta direttamente sul pignone per evitare torsioni sotto carico. Il tappo sulla guanciola di destra è di metallo forgiato e rifinito con precisione da gioielliere, viste le ridotte dimensioni. Dal punto di vista tecnico vi segnalo che ci sono molti cuscinetti a sfera e tutti di qualità. Ricapitolando lo Shimano Biomaster 1000 FB si presenta piccolo e cotruito bene, pezzi di qualità di cui moltissimi in metallo, seconda bobina anch'essa in metallo e forgiata, archetto ottimo e preciso, movimento fluido ma da provare a pesca, leva eccellente, rifiniture serie e imponenti, peso e dimensioni ridotte e adeguate a bolognesi anche lunghe, tutto curatissimo e nulla lasciato al caso. Vi ricordo poi che sulla scatola ci sono decine di sigle e specifiche tecniche che non vi ho riportato poichè a noi interessa la resa a pesca. La prima bobina ospiterà un filo Shimano technium 0.16 invisitech (in foto) e avrà terminali tra 0.12 e 0.06 in fluorcarbon. A presto le impressioni a pesca.

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giovedì 17 maggio 2012

Segreti: innescare il riccio per catturare l'orata dei sogni

Vista la stagione estiva, il caldo e la grande voglia di noi pescatori di catturare la preda della vita, quella che mai si dimentica e che faremo vedere gioiosi a tutto il mondo, abbiamo deciso di pubblicare una notizia segnalataci da un assiduo lettore spagnolo. Già abbiamo parlato in un articolo precedente della possibilità di catturare la grossa orata con un innesco particolarmente attirante per la grossa orata: il granchio. Già in quel caso mettemmo in luce come le orate siano sempre alla ricerca dei granchi (pare che questi ultimi siano grandi mangiatori delle loro uova). Grazie al potente apparato boccale bastano pochi attimi a questi schiaccianoci per triturare il granchio e poi buttarne giù le parti molli. In spagna invece pare sia molto diffusa la pesca dele grosse orate con un'esca parimenti attrattiva: il riccio. Questo animale vive nelle zone di misto sabbia - scogli ed è conosciuto dai bagnanti perchè se inavvertitamente calpestato i frammenti dei suoi aculei danno origine a non pochi problemi dermatologici. La femmina del riccio è sempre stata utilizzata in cucina per le sue gonadi ricche di sapore e profumi particolarissimi. Proprio questa caratteristica attira le grosse orate (ma anche i saraghi) al nostro cospetto. Per vedere di persona il potenziale attrattivo del riccio basta immergersi e poi schiacciare un riccio, in pochi attimi vedrete decine di pinnuti accorrere al banchetto. Per sfruttare le potenzialità alieutiche del riccio occorre procurarsene uno femmina, tagliarne gli aculei con le forbici, inserire un teminale a due ami nel suo corpo e avvolgere con filo elastica. A questo punto dovete solo lanciare il nostro finale scorevole e sistemare il segnalatore di abboccata. Se la canna si muoverà state sicuri che avrete cattorato un'orata da sogno.
A seguire un video dimostrativo, e se siete scettici guardate che orate prende il ragazzo.

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mercoledì 9 maggio 2012

Raccogliere l'esca rossa da soli

L'esca rossa è un anellide utilissimo a pesca che nasce e cresce in poche zone della penisola (leggi articolo). Per tutto l'anno ma in particolare nei mesi estivi è l'unico modo per attirare all'amo i nostri amati pinnuti, tanto è vero che mormora fa rima quasi esclusivamente con arenicola. L'unico problema che presenta questo verme è il costo, visto che in italia ci vengono chiesti dai 5 agli 8 euro per una vaschetta contenente circa 6 capi (a volte 8) di esca rossa a volte manco troppo grande. Ecco quindi che vi riporto le parole di un sub pescatore di esca rossa che ci ha scritto il metodo per raccogliere da soli l'esca rossa, e quindi ridurre drasticamente il costo delle nostre pescate. Occorre munirsi di bombole e muta, in estate la muta pare non sia necessaria, e immergersi in una spiaggia di sabbia vulcanica e ricca di residui organici, che poi sono il cibo delle nostre arenicole. Queste zone in genere si trovano in prossimità delle scogliere o in zone di misto dove si crea molta sostanza organica e la sabbia è ricca di materiale in decomposizione. Portate con voi una paletta di plastica rigida con la quale smuovere la sabbia del fondo. Improvvisamente vedrete qualcosa guizzare nella sabbia e scappare via, avete visto la vostra prima esca rossa. Raccoglietela e mettetela in una retina a maglie strettissime o un sacchetto di stoffa ed attenti che nel corso dell'immersione non vi scappi. Una volta a riva metettela in un contenitore di polistirolo o comunque isolante con pochi centimetri di sabbia e molta acqua. Potrete conservarla cosi a lungo se ciclicamente avrete cura di cambiare l'acqua e se la temperatura interna al contenitore sarà di circa 20°C. Se siete pratici di immersioni in apnea potrete anche fare a meno delle bombole, ma la vostra ricerca potrebbe essere faticosa se trovate le arenicole a profondità maggiori di 2 metri.

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domenica 6 maggio 2012

Costruire i terminali da pesca: lo snodo


Fondamentale per costruire i nostri terminali da pesca è lo snodo, unità fondamentale capace di scaricare le tensioni create dal terminale senza trasmetterle al trave in quanto rende possibile la trazione attorno all'asse della girella e attorno all'asse del trave. La sua presenza inoltre permette di muovere la posizione della girella sul trave. In questo modo possiamo variare l'assetto di pesca rapidamente, passando per esempio da un long arm con attacco basso ad uno con attacco alto. Idem dicesi nel caso di terminali a due ami, dove variando la disposizione degli snodi possiamo passare da un paternoster a 2 ami (idoneo a pescare nella schiuma) ad un terminale a due ami, di cui quello superiore dedicato ai pesci di galla e quello basso ai pesci di fondo.
Realizzazione: per realizzare uno snodo occorre una busta di girelle piccole, una confezione di stopper in silicone, una confezione di perline, la lenza che farà da trave scelta in base alle zavorre da lanciare. Aprite la confezione degli stopper in silicone e passate uno stopper sul trave, avendo cura di usare abbastanza saliva per lubrificare. Passate sul trave una perlina, poi la girella e poi una nuova perlina. Infine passate l'ultimo stopper. Se avete seguito le istruzioni avrete ottenuto uno snodo come quello rappresentato in foto. Complimenti.


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mercoledì 2 maggio 2012

Prede: Il calamaro

Il calamaro è un mollusco cefalopode con corpo a forma di tubo. Il mantello ha forma cilindrica e contiene i suoi organi interni. Nel mantello è anche presente un corpo rigi di forma schiacciata comunemente chimato osso di seppia che tiene la rigidità del mollusco. Il corpo ha due pinne unite a formare un rombo (a differenza del totano le cui pinne formano un triangolo), la testa presenta due occhi laterali. Il calamaro ha in tutto dieci tentacoli muniti di ventose: otto corte pochi centimetri e due più lunghi (ottimi da innescare a surfcasting TIPO VERME). E' una specie pelagica che popola mediterraneo ed adriatico, vive tra i 20 ed i 100 metri di profondità ma può spsotarsi sino ai 300. Si nutre predando pesci, molluschi o altri cefalopodi ai quali si aggrappa con i tentacoli e poi li mangia. Per muoversi utilizza un getto di acqua che spinge fuori dal sifone a grande pressione. Alle nostre latitudini si pesca in estate ed autunno durante la sua accostata per la deposizione delle uova. La notte regala più chances di pesca, mentre di giorno le catture sono meno probabili ma non impossibili. Come esca il calamaro si usa a surfcasting, bolentino, traina con ottimi risultati. In letteratura sono riportati numerosi casi di enormi calamari pescati nei vari oceani tanto da averli classificati come calamari giganti. Ciò è molto importante in quanto per secoli i racconti dei marinai che riportavano di enormi calamari, a volte grossi come le barche, non sono stati definiti attendibili.

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martedì 1 maggio 2012

La sonda per misurare il fondo

Quando si pesca col galleggiante si ha la possibilità di cecidere a che altezza dal fondo posizionare la nostra esca. Sia che pratichiamo una pesca a bolognese o all'inglese, ma anche alla bolognese con il galleggiante all'italiana si pone il problema del fondo. Ovvero le decisione di dove pescare in genere non si pone in quanto quasi sempre si decide di posizionarsi  in prossimità del fondo. Ma a quanti metri dal galleggiante si trova il nostro fondo? Per fare ciò ci aiuta un piccolo ma utilissimo strumento: la sonda. Per il suo utilizzo occorre procedere cosi: costruite le vostra paratura, regolate il galleggiante ad occhio e legate l'amo. Poi agganciate la nostra sonda all'amo e lanciamo nella zona dove vogliamo pescare. Avendo la sonda un peso di 3 o 4 grammi il tutto va velocemente a fondo. Se il nostro galleggiante si trova sotto il pelo dell'acqua occorre salirlo (pescheremmo staccati dal fondo) se invece il galleggiante è sopra il pelo dell'acqua occorre scenderlo perchè poseremmo con l'amo poggiato a terra (buona opzione se peschiamo orate su fondo sabbioso). Ricordatevi di lavare sempre la vostra sondo in acqua dolce in quanto si potrebbe ossidare il meccanismo di apertura con il sale.

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