martedì 26 novembre 2013

Lagocefalus maculatus - pesce palla maculato

Il pesce palla maculato è una specie originaria del mar rosso famoso per la tossicità delle sue carni sia da crudo che da cotto. I paesi in cui questo pesce è presente da sempre sono abituati a scartarlo e a mantenerlo lontano dalle tavole ma ultimamente si resgistrano esemplasri pescati in italia, e questo ha reso necessaria la nostra mobilitazione per evitare casi di avvelenamento accidentale a seguito di ingestione. Il pesce palla maculato è originario del mar rosso ma è classificato quale specie aliena nel mediterraneo poichè è migrato sino a noi passando per turchia, israele, rodi e altri paesi sino a giungere sulle spiaggie di lampedusa, dove a settembre è stato pescato un esemplare di taglia media. Essendo un esce palla lo si riconosce abbastanza facilmente, raggiunge i 50 cm di lunghezza e alcuni chili di peso. Pare possa essere pescato a fondo e a spinning ma sulle tecniche di pesca e sulle abitudi di questo pesce le notizie non sono molto chiare. A seguito di regolamento comunitario è vietata la vendita e il consumo e gli esemplari pescati vanno portati alla guardia costiera per gli accertamenti del caso. La tossicità è data dalla presenza della tetrodotossina, una potente neurotossina 100 volte più potente del cianuro di potassio.Gli effetti dell'avvelenamento da palla maculato sono mancanza di fiato, ottundimento, tinniti, sensazione di "testa leggera", paralisi e battito irregolare. Tipicamente, i sintomi maggiori insorgono rapidamente, quelli minori istantaneamente. In presenza di intossicazione si usa praticare assistenza respiratoria. In assenza di cure mediche si arriva alla paralisi totale del corpo in presenza di coscienza e lucidità, un veleno davvero pericoloso che porta a una morte orribile. La tossina è presente in tutti gli organi ma raggiunge altissime concentrazioni in pelle e organi interni. Le prime segnalazioni di questo veleno derivano dai racconti dei navianti che mangiarono le carni di questi pesci e finirono intossicati mentre gli animali di bordo mangiarono pelle e organi interni e morirono in poche ore. Non possiamo no fare un paragone con il Fugu, pesce palla velenoso ma che si può mangiare in giappone preparato e servito da superbi chef che sanno come renderlo (forse) commestibile.

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venerdì 22 novembre 2013

Fattori che influenzano il comportamento dei pesci: Le maree

I pescatori sono spesso superstiziosi ed attribuiscono a volte un valore enorme a piccoli fattori spesso insignificanti. Di certo non vale la pena di commentare il "rigetto" nei confronti dei buona pesca dispensati dai neofiti o parlare della presenza delle donne a pesca, da alcuni ritenuta altamente nefasta. Vi sono poi alcuni fattori come i venti, le maree e le fasi lunari che a prima vista paiono avere un senso logico. E' necessario specificare che se occorre giustificare l'ennesimo cappotto di certo tutti tireranno fuori la marea, il vento, il rumore, i gabbiani, i serra (presunti) ecc ecc. Occorre invece analizzare le catture e soprattutto evidenziare l'interazione tra i fattori che al momento pare essere l'unico modo per spiegare il comportamento dei pinnuti. Volendo analizzare i fattori più influenti occorre parlare della marea, uno dei pochi elementi in grado di influenzare realmente il comportaento dei pesci. La marea è un moto periodico di ampie masse d'acqua (oceani, mari e grandissimi laghi) che si innalzano (flusso, alta marea) e abbassano (riflusso, bassa marea) con frequenza giornaliera o frazione di giorno (solitamente circa ogni sei ore, un quarto di giorno terrestre) dovuto alla combinazione di due fattori: L'attrazione gravitazionale e la forza centrifuga. L'attrazione gravitazionale esercitata sulla Terra dagli altri corpi celesti del sistema solare: tra questi è nettamente predominante l'attrazione della Luna (a causa della sua distanza dalla Terra molto minore di quella di tutti gli altri corpi), secondaria quella del Sole, trascurabile quella degli altri pianeti. La forza centrifuga dovuta alla rotazione del sistema Terra-Luna intorno al proprio centro di massa. Di certo abbiamo un forte spostamento di acque nei mari che provoca comunque un moto a livello marino che i pesci avvertono distintamente. Inoltre a seconda dell'allineamento della luna col sole possiamo avere maree sigiziali (massimo spostamento delle acque) e di quadratura (minimo spostamento delle acque). Con la posizione sul globo terrestre varia poi l'ampiezza della marea (da noi circa 30 cm max) e quindi le relative correnti legate allo spostamento delle acque. La presisone atmosferica, i venti e le precipitazioni posso influenzare (leggermente) andamento e picco delle maree. Qui finisce la scienza ed iniziano le congetture e le deduzioni alieutiche. Sicuramente il fenomeno delle maree ha un influenza sul movimento dei nutrienti portati dalle correnti, e quindi di riflesso dei pesci che se ne cibano. Consideriamo inoltre che pescando dalla spiaggia o dalla scogliera il tutto risulta più incisivo in quanto i fondali in gioco sono relativamente bassi, mentre per il bolentino o altre tecniche di profondità il tutto appare essere più relativo. In presenza di bassa marea poi i pesci sarebbero poi spinti dal loro istinto di sopravvivenza verso acque alte a causa della paura atavica di essere spiaggiati dalle onde (sarebbe la nostra paura di affogare). Inoltre se il pesce foraggio gira i predatori hanno ragione di essere in caccia. Analizziamo ora alcuni casi specifici. La spigola preferisce i picchi di alta marea perchè i grufolatori (in primis i muggini) sono in giro ma non disdegna la bassa marea per insidiare i pesci in difficoltà a causa del ritiro delle acque (numerose catture sono riportate con picco di bassa). Le orate invece preferirebbero l'alta marea per potersi avvicinare alle zone di scogli che sono semre tra il sommerso e l'emerso per cibarsi delle piccole cozze. Gli squali sono stimolati dalla bassa marea mentre per i tonni ci sarebbero teorie discordanti. Le maree in foce e come calcolare le maree saranno trattati nei prossimi articoli. Ricordate sempre che le maree cambiano ogni sei ore circa e che una buona pescata in genere dovrebbe prevedere un picco di marea e un cambio di luce(alba o tramonto). Nei prossimi articoli parleremo di come calcolare da soli le maree.

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martedì 19 novembre 2013

Surfcasting: cosa fare in presenza di alghe?

Andare a pesca durante le ultime fasi di una mareggiata e cercare la scaduta è molto importante in quanto abbiamo la possibilità di incontrare belle prede. Le onde si generano a causa del vento che bate sull'acqua e la spinge verso riva. Qui al diminuire del fondale si verifica la formazione dell'onda. Questo moto prende a largo le alghe, la spazzatura, i sacchetti, gli assorbenti, il legno ed altro e le porta in prossimità della battigia. Tutte queste cose in sospensione se incontrano i nostri calamenti vi si appoggiano appesantendoli e portando anche alla rottura del filo in bobina. Contro questo problema possiamo attuare varie misure, tra queste certamente la ricerca di uno spot dove la corrente spazza via le alghe è la scelta principe. Se le alghe sono presenti solo nel sottoriva ricordiamoci di mettere la cime della canna più alta possibile per evitare che tocchi l'acqua nella zona dove sono presenti le alghe. Usiamo filo galleggiante e recuperiamo molto velocemente per far staccare il piombo dal fondo e quindi evitare di prendere zozzerie dal fondo. Inoltre evitiamo le prime due mareggiate dell'anno in quanto sono quelle che portano a riva tutte le alghe e le zozzerie che i diportisti scostumati lasciano a mare o i villeggianti lasciano nei fiumi.

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martedì 12 novembre 2013

Gli ami aberdeen

Questi ami sono utilizzati nelle taglie più piccole in acqua dolce mentre le misure più generose sono preferite dai pescatori di acqua salata. Sono generalmente realizzati con fili metallici sottili, presentano gambo allungato, curva larga, occhiello e raramente ardiglioni sul gambo. A differenza del O'Shaughnessy, si può piegare a livello della curvatura se sottoposto a forte trazione a causa della sezione ridotta del materiale e della larga curva. Può essere ripiegato e tornare nella forma corretta più volte prima che diventi troppo debole e si creino punti di rottura nel minerale. Una volta che un pesce è allamato e l’ardiglione è penetrato, questo amo tiene abbastanza bene grazie alla distanza tra la curva e l’occhiello. E altamente consigliato il suo utilizzo per l’innesco degli anellidi in generale in quanto è l’amo chein assoluto li danneggia di meno. Nel combattimento occorre misurare la potenza in trazione con l’amo utilizzato in quanto di fronte ad un pesce grosso e forte si potrebbe avere l’apertura dell’amo e la conseguente perdita della preda. Ottimo anche per l’innesco del cannolicchio.

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lunedì 4 novembre 2013

Esche: Il bibi di coffa

Il bibi di coffa è un bibi da utilizzare a pesca per insidiare grosse spigole, saraghi, ombrine. La differenza con quelli che ci vendono i negozi di articoli da pesca è evidente: questi sono grossi e rigidi, non vengono dagli allevamenti ma sono pescati a mare. Viste le dimensioni non possono essere innescati tal quali ma vanno aperti e poi innescati girati con abbondante filo elastico. Amo del tipo 1/0 e lancio commisurato alla zona di pascolo dove vogliamo insidiare i pesci. Ricordate che questa esca è selettivo come l'oloturia, e quindi le prede che si presenteranno al vostro cospetto saranno commisurate all'esca. In natura i pesci non sempre trovano a portata di pinne i bibi ( i nostrani) e quindi quando li trovano, semmai aperti con la parte odorosa esposta che rilascia sostanze attiranti, non ci pensano due volte ad attaccare. Usateli solo in presenza di mareggiate o scadur ee le sodisfazioni non mancheranno. Quasi dimenticavo che non sono in vendita nei negozi di pesca ma li trovate al mercato del pesce, in pescheria o dai negozi che forniscono di esche i pescatori professionisti, i quali sono soliti usare questi bibi per innescare le coffe.

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