martedì 31 maggio 2011

Pastura fai da te

Abbiamo visto l'importanza della pastura nella pesca al colpo e abbiamo analizzato le fasi salienti della preparazione della pastella da mettere all'amo per pescare il cefalo. Ora ci occuperemo di una ricetta per preparare la pastura per la pesca al colpo da soli, in maniera economica e sopratutto efficace, evitando l'acquisto di prodotti di cui ci è ignota la ricetta e gli ingredienti. In questo caso gli elementi base per un secchio abbondante (2 persone ci pescano per 5 ore) sono: una confezione di pan carrè economico (30 centesimi), una busta di pan grattato kg (50 centesimi), 100 gr di farina, acqua di mare. Come aromi scegliamo tra sarda macinata, olio di sarda, pecorino, olio di formaggio, aromi sintetici, glucosio, vanillina. Si procede mettendo nel secchio il pan carrè finemente sminuzzato a mano, il pan grattato e la metà della farina a disposizione ed amalgamando il tutto. Poi si aggiunge poca acqua di mare, si mescola alla buona e poi si fa riposare per dieci minuti per fare idratare bene gli ingredienti. Passato questo tempo si va a misciare bene il tutto che si mostrerà come una miscela umida ma senza struttura. Aggiungiamo del latte (se previsto) e gli aromi (ad es se sarda la tritiamo e la amalgamiamo) e poi acqua sino ad ottenenre uan miscela che pare sciolta ma se pressata con forza diviene una palla della consistenza desiderata. A questo punto facciamo due palle grosse come arance e le mettiamo da parte in quanto saranno la nostra pastura di fondo. Poi aggiungiamo i bigattini e parte della restante farina e amalgamiamo. La farina in questo caso serve da legante per bilanciare la presenza dei bigattini che disgrega la miscela. La restante parte di farina la teniamo da parte per bilanciare in futuro eventuali problemi di pastura poco resistente. Ricordatevi che una buona pastura deve formare una scia nella discesa versdo il fondo ma deve arrivare a fine corsa soda, in modo da attirare i pesci di fondo. La consistenza sarà quindi funzione anche della profondità dello spot, delal corrente e della voracità della minutaglia.

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sabato 28 maggio 2011

Artificiali siliconici

Abbiamo visto come lo spinning si basi sul recupero di artificiali di varia forma e grandeza che imitano sia il nuoto dei pesci sia il loro "rumore", ma sino ad ora abbiamo approfondito solo il discorso degli artificiali in legno o plastica. Occorre ricordare che esiste un'altra tipologia molto utilizzata a pesca per spigole e bass capace di dare grosse sodisfazioni: le esche siliconiche. Queste sono prodotte dalla ragot e si chiamano raglou. Hanno le sembianze di anguilline, vermoni, rane, molluschi e sono molto attiranti per la spigola ed il black bass in quanto mimano animali presenti nel loro abitat. Inoltre sono fatti in silicone, quidi hanno le movenze e la consistenza di pesci e/o animali veri, e ciò aiuta a trarre in inganno questi predatori. Il recupero va eseguito sempre con molta fantasia, ma icordandosi di mimare il comportamento dell'animale in natura. Ricordiamoci di lanciare il siliconico nei pressi di ostacoli o barriere e di attendere che questo raggiunga il fondo. Quindi potremo iniziare un recupero lento e a starttoni per far rimbalzare l'esca sul fondo o in alternativa non recuperare con il mulinello ma dare solo degli strattoni alla canna per fare rimbalzare sul fondo il nostro siliconico. Se il predatore è nelle vicinanze di certo correrà per vedere quale animale stà facendo questo baccano. Il siliconico è corredato da un amo ad occhiello al quale attaccare il fluorcarbo, ricordate solo di aggiungere la piombatura per effettuare lanci più lunghi e precisi.

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domenica 22 maggio 2011

I pericoli a pesca - i fulmini

Tra i pericoli che abboiamo nella pesca il più mprtale è di certo il fulmine. Spesso si va a pesca con il mal tempo confidando nella bassa pressione che attira i pinnuti a ci aiuta quindi nella cattura. Le nubi, sopratutto quelle nere e cariche di pioggia, spesso portano con loro un carico di energia che si scarica al suolo sotto forma di scarica elettrica: il fulmine. Questo è una scarica elettrica che congiunge il suolo con il cielo, la potenza è altissima cosi come il rischio di essere colpiti nel corso di un temporale "carico". Nel suo percorso l'energia giunge la suolo in via preferenziale traite oggetti alti che incontra sul suo percorso e che sono congiunti al suolo. Questo principio si usa da sempre per fare il parafulmine, ovvero intercettare il fulmine e farlo scaricare a terra, ma non viene in nostro soccorso a pesca in quanto la cana da pesca è un perfetto parafulmine. e' infatti più lunga degli altro oggetti che ci circondano ed è fatta in materiale conduttore di elettricità. Ogni anno decine di pescatori in Italia sono colpiti dai fulmini attirati da canne o guadini, quindi leggete con attenzione e mettete in pratica questi consogli. Quando si va a pesca e il meteo minaccia pioggia è necessario consultare la previsione fulmini per vedere se ci sono alte possibilità di questo fenomeno meteo. Andiamo poi a pesca e rimaniamo sempre attenti. Se cade anche un solo fulmine occorre spostarsi dalle canna (tipo se a fondo) o comunque chiuderle ed aspettare che la tempesta abbia fine. Se i fulmini colpiscono il suolo tanto vicino da sentire la terra tremare datevi letteralmente alla fuga, siete in pericolo. Ricordo per la cronaca che essere colpiti da un fulmine è molto poco probabile ma essere a pesca con un alunga canna di carbonio aumenta di molto le possibilità dell'evento. Se voi o i vostri amici siete colpiti da un fulmine chiamate per prima cosa i soccorsi, verificate poi il battito cardiaco ed infine, se siete capaci, effettuate un eventuale massaggio cardiaco. I danni "collaterali" sono profonde scottature, ferite ortopediche (il fulmine ci scaglia sono a 50 metri lontano) e traumi interni, quindi comportatevi di conseguenza e prestate attenzione all'eventuale spostamento del traumatizzato.

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giovedì 19 maggio 2011

Prede: L'aguglia

Tra i pesci da insidiare nella stagione calda non possiamo dimenticarci dell'aguglia. Questo pesce si presenta di forma allungata, linea laterale molto bassa e pinne dorsali arretrate. Mascelle anch'esse arretrate a formare tipo un rostro. Questo pesce è un pelagico tipico del mare mediterraneo che vive al largo ma si avvicina a riva nel periodo caldo (da giugno in poi) per deporre le uova. Colonizza gli strati più alti della colonna d'acqua per cui spesso la cattura nella pesca al colpo avviene appena lanciato. Raggiunge dimensioni  massime di un metro per circa un chilo di peso. Vive in branco ma gli individui più anziani possono essere solitari. Pesce sportivo e divertente attacca spesso e combatte con grande forza. Si registrano anche catture nella pesca a fondo ma in presenza di esca flotterata. Ottima nella pesca con il vivo (usata come esca) cosi come a traina. In questo ultimo caso è redditizia anche la pesca con le aguglie congelate, che grazie alla forma allungata mantengono un nuoto abbastanza naturale. Le migliori tecniche di pesca per insidiare queste voraci prede sono bolognese, inglese ma sopratutto la bombarda. Qui video della pesca alle aguglie con la bombarda.

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domenica 15 maggio 2011

I pericoli a pesca - i piombi vaganti

Quando si va a pesca si pensa sempre a momenti di svago e riflessione, alle catture da effettuare e le tecniche da mettere in campo ma quasi mai si riflette sui pericoli ai quali ci si espone e a come minimizzare il rischio. Di certo chi va a pesca a paf e surfcasting è abituato a lanciare zavorre di medie - grosse dimensioni (oltre i 100 gr). Questi piombi quando sono lanciati con una canna da pesca hanno accellerazioni e velocità di uscita elevatissime che permettono di percorrere in media tra i 100 e i 200 mt. Proprio il momento del lancio è uno dei più pericolosi in quanto con le zavorre in movimento trovarsi sulla traiettoria si traduce spesso nella morte del pescatore. Detto così può sembrare esagerato ma essere colpiti al cranio da un pezzo di piombo di 100 gr dalla forma affusolata lanciato a tutta gallara fora il cranio e rompe le ossa del corpo in maniera netta. I maggiori errori che si riscontrano in questo caso sono dovuti ad errori del lanciatore o alla rottura del trave. Nel primo caso è opportuno evitare di stare alla destra di un lanciatore alle prime armi, sopratutto se ha velleità di grande lanciatore e cerca di forzare il lancio. Il secondo caso si verifica per rottura (o scollamento) del trave e genera il cosidetto piombo vagante. Questo è molto pericoloso poichè è staccato dal filo in bobbina, quindi libero da freni e può percorrere sino a 500 metri. Per ovviare a questo inconveniente è opportuno evitare di usare finali incollati, rifare cicilicamente le montature, controllarle tutte le volte che si va a pesca e non usarle se si vedono alterazioni del filo.

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venerdì 13 maggio 2011

Pastura da amo per il cefalo

Il cefalo a causa del suo apparato boccale è portato a succhiare le esche più che a mangiarle, ed in tal senso se vogliamo avere più chances per portarli a guadino occorre una esca che ci permetta di attirali e farli mangiare nella maniera che a loro risulta naturale. Ottima nella pesca al cefalo è la pastura da mettere all'amo. Questa deve essere di una consistenza giusta in quanto se troppo morbida si scioglie appena in acqua, ma se troppo dura attira poco il pesce. Le ricette sulle pasture per cefali sono innuemrevoli, quindo io mi limiterò ad illustrarvi le linee guida per la sua realizzazione e gli ingredienti necessari. Iniziamo col dire che uno degli ingredienti che non può mancare è la parte bianca del pancarrè. Procuatevene una busta, eliminatene la parte scura esterna e poi mettete la rimanente parte a bagno nel latte. Intanto preparate farina la farina tipo 00 e del formaggio pecorino del tipo che puzza per davvero. Dopo pochi minuti di immersione nel latte scolate il pancarrè e strizzatelo bene. Poi mischiate il formaggio e la farina (di questa poca)e lavorate il tutto costantemente e con calma, incorporando gli elementi e distribuendoli con cura. La pasta deve essere appiccicosa alle dita quando la lavorata e per nulla dura. Quando avete finito spalmatela con poc olio e mettetela in frigo in una busta in quanto se secca poi avrete la scorza inutlizzabile. Veniamo ai vari aromi che si possono utilizzare, qui si apre una disputa infinita dove nella migliori delle ipotesi i contendenti accettano la tesi secondo la quale in ogni spot varia l'effetto dell'aroma in base ai gusti del cefalo. Comunque in genere si usano: pane grattato, aglio, pasta di acciughe, sarde a pezzi, olio di formaggio (puzza davvero), sciroppo di glucosio, vanillina, cacao, aroma di fragola e/o banana, alcool, crema di formaggio, latte in polvere, questo è quello che mi risulta peril momento ma non mi stupirei di vostri fantasiosi consigli.

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mercoledì 4 maggio 2011

Prede: L'aragosta

L'aragosta è un crostaceo tipico del mediterraneo molti ricercato perle sue carni, quindi poco diffuso nelle zone ad alta antropizzazione. Si presenta (come tutti i crostacei) protetta da un duro carapace di colore arancione rosato che le permette di resistere ad attacchi superficiali o poco motivati. Le dimensioni delle specie mediterranee variano da 20 a 40 centimentri con peso massimo (poco frequente) di 6-7 kg. Frequenta fondali rocciosi o con alghe da 10 a 150 metri nei quali ricerca tane di dimensioni giuste per il proprio corpo per potersi rifuggiare all'interno e agganciarsi alla superficie rendendo difficile, se non impossibile, la sua cattura. Le femmine producono l euova in primavera e una volta fecondate le tiene con se sotto l'addome fino alla fine dell'estate quando si schiudono e nascono le piccole larve. Nel corso degli anni (la vita naturale sarebbe sui 20 anni) cresce mutando il carapace ciclicamente. E' inoltre caratterizzata da lunghe antenne colorate con strisce bianche ed arancioni. Sia nello spostamento che nel nuoto procede a marcia indietro e spesos il sub la identifica per le lunghe antenne. Si nutre di plancton, piccoli molluschi, ricci o pesci trovati morti. E' preda di elezione per i predatori bentonici e i polpi che le afferrano con i tentacoli e poi ne forano il carapace con il rostro. La pesc aavviene con lasse o reti di posta e attualmente sono disciplinate le dimensioni minime di raccolta per evitare l'estinsione di questa specie che negli anni scorsi è stat vittima di una pesca indiscriminata e poco rispettosa in termini di catture e dimensioni. L'animale per essere venduto a buon prezzo va conservato vivo e vegeto e conservato in appositi acquari. Si riconosce dall'astice per l'assenza delle chele e per il prezzo nettamente superiore. Qui il video.

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lunedì 2 maggio 2011

Il tartufo del mare: La bottarga di cefalo

Il cefalo è un pesce "povero" nel senso che abbonda nei mari e nelle foci e spesso ha un sentore strano che ha creato paecchi pregiudizi. Il gastronauta però conose le potenzialità di questo pesce e sa che dalle sue ovaie si ricava la bottarga, alimento gustoso e raro che raggiunge prezzi impegnativi. Diciamo che a mio avviso la bottarga di cefalo è il tartufo del mare visto il sapore e il prezzo. Può capitare spesso che siete a pesca e prendete un bel cefalo, di quelli da 2-3 kg in su e a casa quando lo eviscerate vi trovate due sacche piene di uova. Cosa fate?? Faciel vi preparate la bottarga di cefalo da soli. Farne degli spaghetti sarà delizioso. Ecco come procedere a casa e da soli, quindi con mezzi artigianali che esalteranno la bontà del prodotto. Lavate velocemente la bottarga fresca sotto l'acqua corrente e asciugatela bene, ma delicatamente. Prendete un tagliere di legno e metteteci sopra uno strato di sale fino spesso pochi millimetri. Grazie alle sue caratteristiche igroscopiche il sale tirerà fuori l'acqua dalla bottarga essiccandola delicatamente. Posate la bottarga sul sale, spolverateci sopra un altro po' di sale (sempre pochi millimetri) e poggiate un peso di circa 1/2 chilo (va benissimo una pentola con dell'acqua ma non esagerate perchè dal peso dipenderà l'essiccatura della bottarga). Dopo due-tre ore, pulite la bottarga dal sale e risciacquatela velocemente con acqua mista a poco aceto. Asciugatela, ungetela leggermente con olio extravergine d'oliva e quindi appendetela in cantina o in un posto fresco e asciutto (non in frigorifero, dove seccherebbe e perderebbe tutte le sue proprietà organolettiche). Dopo una settimana la vostra bottarga fatta in casa sarà pronta. Potrete gustarla fresca a fettine (essiccazione leggera) o in piatti cucinati con bottarga grattugiata (più secca). Buon lavoro.

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domenica 1 maggio 2011

Il vertical Jigging – Il jig

Il jig è l’artificiale che si utilizza a vertical per la pesca di predatori quali cernie, ricciole, dentici. Il jig è un artificiale di forma allungata con il peso generalmente spostato verso la parte superiore e il corpo sagomato in modo da avere un nuoto che simula quello di un pesce ferito che risale la colonna d’acqua. Sin qui si è parlato del corpo dell’artificiale, ma vediamo il sistema per allamare il pesce. A vertical jigging si usa l’assist hook, ovvero un grosso amo legato tramite uno spesso cordino alla testa o alla coda dell’artificiale. Onde evitare la rottura del cordino questo viene ricoperto da un pezzo di guaina termorestringente che si protende sino all’amo. I jig sono disponibili in varie misure, in genere 100, 120 e 160 grammi, scelti in base alla profondità dello spot ed al loro nuoto. Raramente si utilizza una ancoretta legata alla coda del jig, ma ciò viene fatto in casi particolari o utilizzando vecchi jig.

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