giovedì 15 ottobre 2009

Il catch and release


Il catch and release non è una tecnica di pesca ma una filosofia di pesca, il che è ben diverso. Non è un sistema per prendere i pesci ma un modo di intendere la pesca in maniera poco invasiva, ovvero catturarli e poi liberarli, godere quindi la sfida con un valoroso nemico e poi ridargi la libertà, com'è giusto che sia. Un pò come una partita a tennis, chi perde dopo si fa la doccia e va a casa, mica muore e poi va sulla griglia! Questo modo di vivere la pesca è nato negli anni 70 in america negli ambienti della pesca a mosca, la tecnica di pesca più nobile praticata dagli amanti della natura. Col tempo si è diffusa molto in acque interne dove le popolazioni dei pesci sono meno mobili rispetto al mare e dove spesso si deve ricorrere al ripopolamento onde eivtare la morte biologica di alcuni torrenti o tratti di fiumi. Con il catch and release si lascia il pesce in acqua solo leggermente stanco, ma libero e capace di vivere come prima. Alcuni studi degli anni 80 hanno evidenziato come il catch and release non abbia alcun effetto nefasto sul pesca, il quale si alimenta, si riproduce e spesso viene pescato di nuovo e poi di nuovo liberato (un pò come le carpe del laghetto). In mare il catch and release non è ancora molto diffuso, anche se la coscienza alieutica del pescatore spesso gli impone di rilasciare pesci sotto misura, rari o particolarmente pregiati. Tecnicamente per il catch and release occorre rispettare poche semplici regole. Usare ami senza ardiglioni, slamare repentinamente il pesce, liberarlo subito, toccarlo con mani bagnate e/o pezza bagnata, non provocargli ferite, dopo la slamatura metterlo in acqua e tenerlo per la coda controcorrente per ossigenare le branchie. Se non è allamato sul muso tagliare il filo e lasciarlo andare, l'amo verrà rigettato in poche settimane. Attualmente in italia una delle specie che più si giovano del catch and release è il black bass, pesce divertente e potente presente in cave e laghetti sportivi.

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