Passiamo l’inverno a preparare terminali, ad imbobinare e sbobinare mulinelli, ingrassare, pulire, mantenere attrezzature, leggere riviste che riportano gli ultimi ritrovati, le ultime tecniche e perché no, allenarci gambe braccia e schiena per poter essere pronti al fatidico appuntamento, all’incontro per eccellenza, al confronto con il “Rosso”. Ed ecco, per noi pescatori sportivi, più testardi di una roccia, più forti della crisi che ci condiziona ogni giorno della nostra attività, ligi a permessi, a taglie minime, a regolamenti e quant’altro, avverarsi l’incontro!! Sono le 11.00 circa di mattina, e dopo un paio di ore di costante pastura a base di sarde recuperate dalla pescheria di fiducia durante tutto l’inverno, lo scoppio di un palloncino che fino a pochi istanti prima manteneva una delle esche ad una trentina di metri dalla poppa della barca, segnala l’inizio del confronto. Il mulinello urla e l’apparente calma che fino a quel momento regnava a bordo, in un attimo sparisce. Romolo corre a recuperare le altre canne mentre io lascio correre il mulinello per qualche istante ancora prima di stringere la frizione e ferrare, è in questo momento che il tonno sente l’amo e comincia la sua furibonda fuga! Vedere sparire circa 400 metri di filo dal mulinello in pochi secondi è una sensazione da cardiopalma, l’adrenalina sale su prendendo il “freccia rossa”, mentre sulle mani cominciano a gonfiarsi le vene pronte a contrastare quella forza della natura! E tutto accade a ritmi velocissimi.
Neanche il tempo di indossare l’imbragatura che i motori della barca sono accesi, comincia l’inseguimento, il tonno non da cenni di cedimento, ha preso una rotta e non modifica di un grado ne di un nodo la sua andatura. Ho tutto il tempo per tarare bene la frizione in previsione del lungo combattimento, ecco rallenta, si ferma, posso recuperare, nel mulinello appaiono le prime spire, sono a metà della capienza quando riparte, il cicalino si trasforma in un urlo, lo accompagno con il mio, è più stonato ma Romolo non ci fa caso, è concentrato nel posizionare sempre la barca nella giusta direzione per permettermi di combattere sempre al meglio. Passano i minuti, a decine, passa la prima ora ma il tonno non cede, è un continuo alternarsi di fughe e pause, approfitto di ogni cedimento del Re del Mediterraneo per poter recuperare filo facendo lavorare ora di più la canna ora la frizione del mulinello. Siamo ormai a più di un’ora e mezza di serrata battaglia, i primi segnali di arresa, recupero ancora, do fondo a tutto quello che ho dentro, tocco anche l’anima, vedo il piombo a perdere legato ad un elastico è ancora li, anche lui non si è voluto perdere l’incontro, mi segnala che mancano ormai solo una ventina di metri quando un primo bagliore dal fondo mi fa percepire le dimensioni, è grosso urlo, lo vedo! rincara Romolo, ancora uno sforzo, il raffio è già a portata di mano e smania dalla voglia di essere usato, arriva la doppiatura, il tonno ormai si fa vedere in tutta la sua maestosa bellezza, affiora e prontamente viene raffiato al primo colpo, ma non è finita almeno fino a quando non è a bordo, gli lego una cima alla coda e lo accompagno fino alla porta d’ingresso la tuna door del Carfil che lo accoglie anche se di misura facendolo accomodare con tutti gli onori nel pozzetto di poppa….è fatta!!!! Angelo Pagano.
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